Junk Bridge Territory
junk bridge territory, England/France, 2018
testo> il sistema di mercato ha creato la società metropolitana e il suo spazio regolato intorno a flussi incessanti di capitali e informazioni e ora è l’agire consumistico a porsi come principio organizzatore e a ridisegnare così il territorio. È la cultura del consumo e i suoi valori, che ci costringono ad affrontare una situazione completamente nuova, dove pianificare assume un nuovo significato.
Continuiamo a produrre a ritmi che il pianeta non può sostenere, progettiamo infrastrutture che hanno un peso altissimo sull’ambiente. I nostri territori sono oggi oggetto di una sedimentazione sistematica di rifiuti, nei quali poi coltiviamo i nostri alimenti. Ad oggi si contano 100milioni di tonnellate, strati di rifiuti che raggiungono i 10mt di profondità con un’alta concentrazione di plastica nei nostri oceani, vere e proprie isole.
E allora, perché non utilizzare queste isole come elemento costitutivo? Se consumare il territorio e le sue risorse è l’unica filosofia di sviluppo di cui siamo capaci, perché non riutilizzare lo scarto per costituire nuovi territori? Se l’esubero di scarto e di inquinamento è oramai sedimentato nel terreno, perché non far si che questo sia la base del futuro terreno di sviluppo? Se questi sono i ritmi di consumo e di produzione, questi saranno i nostri ponti e la nostra terra/ground in futuro.
Il fine provocatorio di questo progetto è quello di poter meglio comunicare un certo numero di problemi/fenomeni che fino ad oggi non hanno avuto una determinata identificazione e raffigurazione. Tutta la spazzatura in mare diventerebbe potenziale bene di consumo, una sorta di riciclaggio della foga consumistico-compulsiva dell’essere umano; in modo tale da sfruttare e risfruttare ogni elemento presente nell’ambiente. Quelli che apparentemente sembravano rifiuti e scarti della civiltà umana sono andati a formare un immenso grande giacimento. Trasformare queste isole in territori.
L’inserimento di questo elemento da corpo a un dialogo dissonante col contesto in cui viene inserito, del quale fornisce una sorta di rilettura critica. Questo progetto può costituire uno strumento per indebolire (pensiero debole-Vattimo) il paradigma della produzione odierno, per sensibilizzare sul problema del consumo ed esplicitarne una scala di grandezza.
temi> spazzatura, sostenibilità, nuovi territori, consumo